MORIRE DURANTE LA PANDEMIA Dialoghi con G. Bormolini, S. Manera e I. Testoni

Venerdì 10 luglio
ore 21.00
in diretta sulla nostra pagina facebook

«Un modo facile per conoscere una civiltà è scoprire come vi si lavora, come si ama e come si muore»
A. Camus
Adesso che il numero giornaliero di contagi e morti da covid-19 è molto diminuito, c’è una grande voglia di andare avanti senza guardarsi più indietro. Ma se non cogliamo il senso di ciò che è accaduto perdiamo un’occasione unica e preziosa di migliorarci, di migliorare la società, di migliorare il modo in cui ci prendiamo cura l’uno dell’altro. Per questo vogliamo parlare con tre esperti che hanno visto nel periodo della pandemia non solo il dramma, ma anche i semi di un futuro migliore: p. Guidalberto Bormolini, sacerdote, antropologo e presidente dell’associazione TuttoèVita, Stefano Manera, medico, che a marzo ha lavorato nel reparto Covid dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e Ines Testoni, psicologa e filosofa, esperta di Death Studies. Introduce Alberto Vela, Editor delle Edizioni Messaggero di Padova.
La pandemia da Covid ha evidenziato nodi irrisolti della nostra civiltà: la morte in solitudine, la nostra fragilità, la nostra relazione con la natura. Siamo esseri fragili: quando tutto va bene, tendiamo a sentirci onnipotenti, ma basta un virus per vedere crollare tutte le nostre certezze e le nostre convinzioni. Abbiamo visto il volto del trauma e abbiamo visto morire in silenzio. Abbiamo visto gli occhi di chi muore da solo.
In un’epoca che ha rifiutato la morte, dare dignità e calore a chi muore diviene l’estrema forma di cura, quando nulla è più possibile allo sforzo medico e alla scienza. Non si tratta di eroismo ma di semplice umanità, che appare come qualcosa di eccezionale in un mondo disumanizzato. Avere rispetto per il momento della morte significa dare valore alla vita.

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L’evento inaugura la rubrica IL LIBRO DEL MESE – Dialoghi con autori e scrittori
L’evento sarà visibile anche in differita.